EST MODUS IN REBUS | LUCA FRESCHI
EST MODUS IN REBUS
opere di Luca Freschi
a cura di Cristina Cuttica
27 marzo | 27 aprile 2025
opening giovedì 27 marzo ore 18-20
Verona | Atelier Voglino | Corso Milano 23
visite su appuntamento | info@alicevoglino.com | tel. 3407998911
“… est modus in rebus; sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum…”
Orazio, Satire I, 2, vv. 106-107
«C’è una misura nelle cose; vi sono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto»…
In un mondo che sta proponendo sempre più confini da innalzare a difesa di quanto ritenuto estraneo – cose, idee o persone – il potere, la ricchezza, il possesso, la sopraffazione sembrano essere le uniche res (=cose) da perseguire per definire in modo certo il valore dei confini stessi. In tale nostra contemporaneità, che fa presagire prossimi scenari distopici, possiamo davvero riconoscere valore assoluto a queste uniche res e illuderci, tramite queste, di riuscire a definirci come persone e sopravvivere in eterno?
Se provassimo a includere nuovi paradigmi alle nostre riflessioni, a soffermarci sulla dimensione intima, lo scorrere del tempo o la finitudine dell’esistenza umana, qualcosa di nuovo in noi – un pensiero o un’emozione finora latente – potrebbe sopraggiungere. Potremmo avvicinarci a contemplare l’esistenza di una misura presente nelle cose tutte e individuare nuovi confini, nuovi spazi esterni o intimi, dove riconoscere la giusta misura.
Pensare ogni cosa come correlata al trascorrere del tempo, e pertanto transeunte, effimera, soggetta al divenire, potrebbe farci vedere le cose (= res) della nostra vita in confini meno assoluti, apportando nuovo significato all’esistenza e al nostro agire nel mondo.
Le opere di Luca Freschi ci accompagnano in questa riflessione: oggetti della memoria che nel trascorrere del tempo giungono a noi portatori di significati, come enigmatici tesori della memoria sopravvissuti al tempo affinché possiamo farne buon uso oggi, quali consapevolezze da portare nel vivere quotidiano.
Ceramiche che propongono nella loro composizione oggetti appartenenti alla biografia e memoria dell’artista e da lui realizzati in ogni parte, proposti in modo non convenzionale quasi come in un ermetico gioco di abilità cui siamo invitati a partecipare.
Immagini che provocano reazioni, a volte smarrimento per le contrapposizioni proposte in una gradevolezza visiva assoluta. Opere che nella loro rappresentazione propongono il dualismo proprio di ogni nostra cosa terrena: luci e ombre, passato e presente, vuoti e pieni, forza e dolcezza, precarietà e stabilità… dualismi coesistenti descritti da Luca Freschi con una precisa struttura formale
in un equilibrio di forme e di colori.
In mostra siamo accolti da una selezione di lavori della serie Breviari – lo stesso nome del libro liturgico usato per scandire il tempo delle preghiere del giorno – alternanze di forme, colori, oggetti abbinati, come tracce da seguire e ricollegare in un significato tutto da scoprire secondo la sensibilità di ciascuno.
Nel percorso espositivo, incontriamo poi altri lavori della serie Vanitas, opere che richiamano la caducità della vita in chiave contemporanea. Calchi di teste umane bendate, posizionate in un gioco di specchi che riflettono l’osservatore e l’interno delle teste stesse. Piccole ampolle contenenti riproduzioni di oggetti naturali e minerali, il calco di una piccola mano, un corno di un animale, un pezzo di conchiglia, un busto…
L’esposizione realizzata da Manuel Zoia Gallery in collaborazione con Atelier Voglino è ospitata a Verona nello studio di Alice Voglino, artista che attraverso il linguaggio del colore indaga l’essenza delle cose, e rientra nel progetto dell’artista veronese di indurre il visitatore a interrogarsi sull’esistenza attraverso differenti linguaggi artistici.